Giuseppe restò nella casa natale insieme ai genitori e alla sorella Gigetta, mentre Maria aveva trovato marito, anche se continuava a lavorare come pescivendola, seppur in maniera più discontinua, comprando il pesce dai propri fratelli. I tre dovettero arrangiarsi per impiantare la propria attività: solo Giuliano riuscì a portare via dalla casa natale una vettura, la 1F.
Vincenzo, avendo già 40 anni, riuscì ad avviare l’attività senza troppa fatica, mentre Giovanni si ritrovò a dover chiedere un prestito ad un privato ad un tasso concordato poiché il padre si rifiutò di concedergli la firma di avvallo che la banca richiedeva per la concessione del mutuo necessario per comprare il camion. Sebbene in sedi distaccate, i tre fratelli continuarono a sostenersi l’un l’altro: in particolare, Vincenzo intrecciò un forte legame lavorativo dapprima con Giovanni e poi con Giuliano. Tornando alla cronaca storica, nel 1956 Giovanni, a Pieve di Soligo, avviò una rosticceria in società con Giovanni Della Vittoria, ma alla morte di questo (avvenuta poco più di un anno dopo), fu costretto a chiudere i battenti perché i ritmi di lavoro per lui, la moglie Bruna, il figlio Ennio e la sorella del defunto, Adele, che ne aveva rilevato la quota, diventavano sempre più insostenibili: non esisteva un giorno di riposo e Giovanni era costretto a dormire non più di tre ore al giorno.